Giuseppe …e l’angelo partì da lui


Giuseppe ...e l'angelo partì da lui (Centro Francescano Culturale Artistico Rosetum)

Testi liberamente tratti da: Giampiero Pizzol, Giuseppe e il falegname, Itaca; spettacolo teatrale di P. Marco Finco e Giampiero Pizzol.
Illustrazioni e progetto grafico: Anna Formaggio.
Prefazione: fr. Paolo Martinelli, Vescovo ausiliare di Milano.

All’inizio di questo speciale anno che Papa Francesco ha voluto dedicare a san Giuseppe – patrono della Chiesa Cattolica – questo libretto ha lo stile di un testo teatrale e il fascino di illustrazioni d’autore in ogni pagina.

San Giuseppe parla in prima persona e ciò che dice è molto più di un racconto: fin dalle prime righe il lettore si trova ad immedesimarsi nei sentimenti e nei pensieri di una figura tanto umana, nel senso più grande del termine, che ben si comprende perché il Redentore lo abbia scelto come suo custode. «Ho sposato la Vergine Maria, la più bella donna che ci sia, mio figlio è il Re dell’universo intero e la mia vita dura in eterno in cielo! Che razza di mistero!».

In effetti, come fu per Maria, che razza di mistero dovette essere anche per Giuseppe ciò che accadde! Lui, semplice falegname, per ben tre volte vide angeli scendere dal cielo ad annunciargli cose inaudite e, subito dopo, scomparire…: come saranno stati per lui i momenti appena successivi a quando ogni angelo partì da lui? Il testo evoca anche questi momenti e, come nella metrica di una poesia, svela il segreto della santità umana di Giuseppe.


INTRODUZIONE di Padre Marco Finco

Due cose mi hanno sempre colpito nella vicenda del grande mistero dell’Incarnazione.
La prima è dettata da quel finale del racconto evangelico dell’Annunciazione: «E l’angelo partì da lei» (Lc.1,38).
È il momento più delicato di tutto l’episodio. Ma ciò è accaduto a Maria accadde anche a Giuseppe. Anche a lui apparve un angelo, addirittura più volte. E tutte le volte l’angelo partì da lui: il Vangelo non lo dice, ma possiamo ben immaginarlo. «Non temere di prendere con te Maria, tua sposa» (Mt.1,20), così parlò a Giuseppe l’angelo e poi scappò via, lasciandolo da solo.

Un attimo dopo, come avrà fatto Giuseppe ad essere così tranquillo, così sereno, così giusto? Dio gli stava affidando i suoi tesori più preziosi gli stava chiedendo di essere padre e sposo, e Giuseppe ha detto sì come aveva detto sì la sua sposa.
Dio lo ha reso degno di essere il custode del Redentore. E Giuseppe, senza dire una parola in tutto il Vangelo, si è preso cura della Sacra Famiglia, facendo vedere e sentire, soprattutto a Gesù Bambino tutta la tenerezza di Dio.

La seconda cosa che mi rimane nel cuore è pensare che Dio poteva far da solo. Lui non ha bisogno di nulla e nessuno di noi può pensare di aiutarlo: ma allora perché un angelo, un messaggero, un uomo come Giuseppe (e forse potremmo dire uno come noi)? Dio si è fermato, si è inginocchiato e ha pregato che Giuseppe facesse le sue veci. Che mistero!

Giuseppe è diventato patrono della Chiesa anche perché la Chiesa è proprio il modo con cui il Signore viene ad incontrarci, mandandoci uno o più “angeli”. Se anche costoro partono da noi, è perché ciascuno di noi, come Giuseppe, ridica ogni giorno il proprio piccolo sì.

Centro Francescano Culturale Artistico Rosetum (rosetum.it)